Il disco di Marra e Gue è alle porte.
La cover è ispirita allo stile dello street arter Basquiat, uno dei maggiori esponenti del graffitismo: il movimento artistico e culturale nato nelle metropolitane, cresciuto tra gli sporchi muri della periferia per raggiungere, successivamente, le gallerie d’arte e i musei con aste milionarie.
Il nuovo album di Marra e Gue sembra volersi ispirare proprio alla parabola del writing. In effetti, analogamente alla street art, anche il rap italiano – e quindi anche i suoi esponenti- ha avuto la sua ”carriera” ascendente: dalle strade delle periferie ai centri sociali, fino a raggiungere i cachè milionari di alcuni artisti (ancora troppo pochi purtroppo).
“Sono stato in un call center, ho fatto il magazziniere con Marracash, spostavamo casse piene di Swatch. Intanto smazzavamo un po’ di fumo, non era una cosa da malavitoso, giravamo un po’ a Parco Sempione. Ero in paranoia e non sapevo assolutamente cosa fare della mia vita allora mi iscrissi ad un corso di dizione e doppiaggio teatrale visto che mi piaceva il cinema.” (Cit. Guè Pequeno).
Il titolo del disco è ”Santeria”. Un titolo emblematico che si riferisce ad una particolare attività religiosa degli schiavi africani del Centro e Sud America:
Il termine “santeria” è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva un’eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, che andavano in questo modo a non comprendere il ruolo principale di Dio nella religione cattolica. Questo atteggiamento nacque da una costrizione imposta loro dagli schiavisti: la proibizione tassativa, pena la morte, di praticare le proprie religioni animiste, portate con loro dall’Africa occidentale, li costrinse a trovare una soluzione per aggirare questo divieto e cioè di celare, nel vero senso della parola, dietro l’iconografia cattolica i loro Dei, così da essere liberi di adorarli senza incorrere nella crudeltà dell’oppressore. In tal modo i dominatori spagnoli pensarono che gli schiavi, da buoni cristiani, stessero pregando i santi, quando in realtà stavano di fatto conservando le loro fedi tradizionali. (Wikipedia)
Non sappiamo ancora quale sia il collegamento fra il titolo del disco, le tracce, la collaborazione tra i due rapper e la cover del disco; ma una cosa è certa: si sta facendo la storia, ragazzi.
Due grandi artisti, baluardi del movimento rap per le generazioni italiane dal 2000 in poi, adesso si uniscono per comporre un unico lavoro: un album che DEVE essere L’ALBUM dell’anno.
Questo lungo percorso artistico si racchiude in 15 tracce senza featuring, e la domanda sorge spontanea(ma anche la risposta, nota della redazione): potranno le liriche di Guè Pequeno e Marracash essere all’altezza delle produzioni dei più accreditati beat-maker italiani: Shablo, Don Joe, Mark Hiroshima, Marz, Zef, Charlie Charles, Mace, Deleterio, 2nd Roof, Banf ?
Secondo noi si.
Mentre aspettiamo l’album, infatti, il duo ha pubblicato il primo singolo da acquolina in bocca: ”Nulla accade” e se il disco si mantiene all’altezza del singolo, la risposta non potrà che essere un ”SI” fermo e deciso.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Rappuzi.com il sito partner della nostra radio, specializzato nel rap nostrano.
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Lowa / Il ragno